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 | Massimo
Pulpito ISBN
88-7916-286-1 On
line da Settembre 2005
pp.
196 € 31,00
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«Mai
è stato e mai sarà, perché è adesso tutto insieme»
(28 B 8.5 D.-K.). È in questo verso del poema di Parmenide, che la tradizione
ha riconosciuto la prima espressione del concetto di eternità atemporale,
come affermazione di un presente assoluto a fronte del rifiuto di ogni passato
e futuro. Secondo linterpretazione classica del pensiero parmenideo, questa
nozione sarebbe sorta in opposizione alleternità intesa da Eraclito
nel senso della perpetuità, e sarebbe stata in seguito perfezionata da
Platone, secondo una formulazione che, attraverso la mediazione neoplatonica,
avrebbe ottenuto una grande fortuna nella storia della metafisica. Tuttavia, nel
corso del Novecento, un numero crescente di studiosi ha avanzato dubbi sulla correttezza
testuale e storica di questa lettura del poema e ha proposto di leggere il verso
8.5 come unattestazione della perpetuità, esattamente il rovescio
delleternità atemporale. Questo studio tenta di fare il punto del
dibattito attorno alla questione dellinterpretazione del tempo in Parmenide,
mostrando da un lato come una serie di argomenti induca a ritenere non più
sostenibile la lettura atemporalista del poema, poiché storicamente problematica
e per certi versi incompatibile con il pensiero stesso di Parmenide, e dallaltro
come non sia, però, accettabile la lettura alternativa del verso che è
stata finora sostenuta. Il saggio, accogliendo una recente proposta testuale,
tenta così di indicare una terza via interpretativa, che superi lo stallo
del dibattito contemporaneo, e offre un contributo alla comprensione di un tema
di grande rilevanza nella storia del pensiero antico e in quella delle idee di
tempo ed eternità. Massimo
Pulpito (Taranto, 1973) è dottore di ricerca in storia della filosofia.
Si occupa prevalentemente di questioni di ontologia ed epistemologia nel pensiero
antico. È membro della redazione di SWIF (Università di Bari), il
maggior sito filosofico italiano. Questo libro riproduce la dissertazione finale
del corso di Dottorato di ricerca in Storia della filosofia, discussa a Macerata
nel febbraio del 2004.
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