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Ferdinando Zuccotti

SACRAMENTUM CIVITATIS

DIRITTO COSTITUZIONALE E IUS SACRUM
NELL’ARCAICO ORDINAMENTO GIURIDICO ROMANO

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ISBN 978-88-7916-796-3

pp. 184 — € 31,00

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L’argomento degli articoli qui riuniti, ma già dalla loro origine facenti parte di un disegno unitario, è quello del problema di rintracciare uno strumento giuridico atto a fornire, nell’ambito della costituzione romana, un carattere immodificabile a determinate norme fondamentali che si volevano rendere eterne e parte irrinunciabile della conformazione strutturale dello Stato, come in particolare quella sul carattere per sempre repubblicano di Roma, deciso una volta cacciato l’ultimo re, o come quella della inviolabilità dei tribuni della plebe, cardine essenziale del nuovo assetto patrizio-plebeo dell’ordinamento romano dopo le lotte tra i due ordini che caratterizzarono in particolare gli inizi del V secolo a.C. Infatti tali norme, in quanto votate dall’assemblea del popolo, di per sé potevano essere revocate con una nuova deliberazione dallo stesso organo che le aveva emanate, non esistendo nell’ordinamento romano alcunché di simile alla moderna «legge costituzionale» e quindi una gerarchia di norme che distinguesse quelle fondamentali e per così dire portanti dalle altre decisioni legislative normalmente modificabili. Una più che soddisfacente soluzione in tal senso venne tuttavia con ogni verosimiglianza reperita nella religione e specificamente nello ius sacrum romano, in quanto la città non si limitò a votare semplicemente queste norme in sede comiziale, ma le rese oggetto di un giuramento da parte di tutti i cittadini prestato per se stessi e per i propri discendenti: un giuramento, cioè, che in certo modo poteva essere considerato come fatto da Roma in quanto tale, in una sua lata personalità giuridica di diritto sacrale. Per tal via, simili scelte costituzionali divenivano irremeabili e senza alternativa, dato che il venirvi meno avrebbe violato i giuramenti così prestati e reso Roma una città spergiura, come tale invisa alla divinità e destinata dunque alla rovina. In questa prospettiva religiosa, lo ius sacrum venne in soccorso al diritto umano, che su un piano pubblicistico non aveva i mezzi per ottenere un simile risultato, e le norme fondamentali della «costituzione» romana poterono così divenire appunto eterne ed immutabili ed anzi per così dire tutt’uno con le stesse nozioni di civitas e di res publica.

Ferdinando Zuccotti, milanese, insegna diritto romano e diritto greco antico all’Università di Torino, città in cui ormai vive. E’ direttore della «Rivista di Diritto Romano» e condirettore della «Rivista di Diritto Ellenico». In passato ha tenuto altresì corsi di antropologia giuridica. Tra le sue pubblicazioni, «Furor haereticorum». Studi sul trattamento giuridico della follia e sulla persecuzione della eterodossia religiosa nel tardo impero romano (1992), «Fruges fructusque» (studio esegetico su D. 50.16.77). Per una ricerca sulle origini della nozione di «frutto» e Il giuramento nel mondo giuridico e religioso antico. Elementi per uno studio comparatistico (2000). In questa collana ha pubblicato anche Della transazione, purtroppo. Nuova edizione (2016).

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Il testo è di 184 pagine ed è contenuto in un unico file PDF
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Premessa
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I.
LA SANCTIO LEGIS E I LIMITI POSTI DALLO IUS SACRUM AL POTERE LEGISLATIVO DEI COMIZI

1. Attività legislativa dei comizi, sanctio legis e limiti di ordine lato sensu costituzionale - 2. Clausole volte ad assicurare la permanenza e l’applicazione della legge e cosiddetto ‘caput tralaticium de impunitate’ - 3. Clausole di inefficacia della legge in caso di contrasto con l’ordinamento vigente e loro intrinseca verosimiglianza storico-giuridica - 4. Il problema della possibilità di un giudizio di conformità all’ordinamento delle deliberazioni dell’assemblea popolare - 5. Norme sulla produzione legislativa ed implicita differenziazione di quest’ultima dalle attività elettive e giudiziarie dell’assemblea popolare - 6. Consolidamento usu ac vetustate dei principii costituzionali - 7. Ipotesi di classificazione di tale congerie di limiti - 8. Il ruolo residuale e tuttavia decisivo attribuito allo ius sacrum - 9. Ulteriori prospettive di ricerca in ordine ai limiti legislativi connessi allo ius sacrum nell’ordinamento costituzionale romano

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II.
IL GIURAMENTO COLLETTIVO DEI CIVES NELLA STORIA DEL DIRITTO ROMANO

1. Principii fondamentali della costituzione romana, clausole della sanctio legis e limiti posti dallo ius sacrum al potere legislativo dei comizi - 2. Il carattere repubblicano dello Stato come scelta immediatamente definitiva nella storia romana - 3. L’assetto patrizio-plebeo quale fondamento costituzionale subito irrinunciabile dello Stato romano - 4. Distinzione concettuale tra la inabrogabilità della lex sacrata del 494 a.C. e la sacertà prevista per chi attenti ai tribuni della plebe - 5. Diversità logico-giuridica tra irremeabilità della forma repubblicana e divieto di adfectatio regni - 6. Le conseguenze dello spergiuro nello ius sacrum - 7. Responsabilità individuale e collettiva in ordine al giuramento - 8. La rovina della comunità spergiura in una prospettiva storico-comparatistica - 9. Il giuramento collettivo dei cives quale specifico strumento normativo dell’ordinamento costituzionale romano

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III.
GIURAMENTO COLLETTIVO E LEGES SACRATAE

1. Limiti posti dallo ius sacrum al potere legislativo dei comizi e valore del giuramento del popolo romano nel passaggio dalla monarchia alla repubblica e nel sorgere dello Stato patrizio-plebeo - 2. Coniuratio e sacramentum - 3. Il giuramento collettivo plebeo - 4. Le leges sacratae attestate dalle fonti - 5. Leges sacratae e giuramento - 6. Inconfigurabilità della sanzione della sacertà quale elemento comune ed unificante della categoria delle ‘leges sacratae’ - 7. La lex sacrata di ambiente italico e la lex sacrata romana - 8. Diatribe giurisprudenziali sulla lex Valeria Horatia del 449 e stratificazione di prospettive in ordine alla nozione di ‘lex sacrata’ - 9. Implicazioni del giuramento nella ricostruzione dell’ordinamento costituzionale arcaico


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IV.
DALL’ARCAICA SACERTÀ CONSUETUDINARIA ALLA SACERTÀ POLITICA PROTOREPUBBLICANA

1. Premessa - 2. Le fonti a disposizione e il problema del grado di affidabilità delle varie testimonianze - 3. La figura dell’impius in età storica ed il principio dell’esclusività della vendetta divina - 4. L’homo sacer come impius: sua appartenenza agli dei e conseguente intangibilità da parte degli uomini - 5. Le verosimili origini dell’impunità dell’uccisore dell’homo sacer - 6. Il carattere religioso delle fattispecie di sacertà più antiche e la nuova costruzione giuridico-sacrale fondata sul giuramento collettivo - 7. Diverso funzionamento del ‘sacer esto’ nelle due serie di ipotesi - 8. Ulteriori riprove di una evoluzione della figura della sacertà e di un duplice atteggiarsi nelle fonti del concetto di ‘sacer esto’ - 9. Conclusioni e prospettive di ricerca

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Indice delle fonti