Martina Di Nardo
DOMINI DELL’IO
DA LEOPARDI A GIULIANI
Chi è che dice “io” in poesia? L’io lirico è, per statuto, altro dall’io autobiografico del poeta ma, al contempo, sua emanazione: resta anzi fondativa del genere poetico l’ambiguità referenziale della voce che parla in prima persona. L’acquisizione critica del concetto di io lirico, fin dalla sua comparsa, aiuta proprio a collocare il soggetto della poesia in una dimensione non solo altra rispetto alla realtà biografica del poeta, per quanto a essa legata, ma soprattutto esistenzialmente autonoma: dentro di essa, dunque, l’io lirico deve necessariamente disegnare nuovi e peculiari domini di esistenza, che tracciano, contestualmente, la poetica dell’autore. In quanto affermazione di un esistere autonomo, l’io lirico deve allora fare i conti con i concetti di spazio e tempo, forme basilari e inderogabili dell’essere, oltre che con il linguaggio, forma, alla stregua delle precedenti, del sapersi e pensarsi essere, del prendere luogo e parola. Con queste premesse il volume scorta la declinazione e la trasformazione dell’io lirico nell’epoca moderna e contemporanea attraverso alcuni casi esemplari: Leopardi, Sbarbaro, Quasimodo, Luzi, Giuliani. È a partire da Leopardi che l’individuo si fa pensabile, e dunque rappresentabile e collocabile, solo come prodotto di una relazione praticabile o mancata con l’alterità, fino a lambire i confini della propria sparizione, nel punto dove essere e nulla si confondono e l’io non può definirsi se non contraddittoriamente. Il discorso prosegue analizzando, anche in relazione ad altre esperienze coeve, alcune manifestazioni poetiche dell’io che passano dalla reificazione sbarbariana e dalla mitografia quasimodiana ai tentativi di superamento dell’iocentrismo lirico diversamente messi in opera da Luzi e da Giuliani.
Martina Di Nardo, dottore di ricerca in Studi umanistici presso l’Università‘G. d’Annunzio’ di Chieti-Pescara, è stata assegnista presso la medesima. Si occupa prevalentemente di poesia italiana novecentesca. Ha pubblicato, su riviste o in volumi collettanei, articoli su Onofri, Fallacara, Sereni, Sbarbaro, Quasimodo, Savinio, Vigolo, Vittorini; e una monografia su Luigi Fallacara, Scrivere bianco con un segno nero. La poesia di Luigi Fallacara (Firenze, Le Lettere, 2018).
Introduzione
1. Spazializzazioni dell’io nei Canti di Leopardi
1.1. L’essere-spazio del reale (p. 23) – 1.2. L’essere-spazio dell’io (p. 31) – 1.3. L’essere-nulla dell’io (p. 37) – 1.4. La reversibilità lirica della nulli-fi cazione (p. 45)
2. Fenomenologia delle spazializzazioni dell’io nelle Operette morali
3. Essere-io, essere-altro ed essere-cosa nei Trucioli di Sbarbaro
4. Attestazioni liriche dell’io tra mito e “tempo umano”
in Ed è subito sera di Quasimodo
5. L’io lirico luziano da La barca a Quaderno gotico: verso una rivoluzione copernicana
5.1. Dalla desistenza alla sussistenza per il tramite della barca (p. 131) –5.2. Ma che vale sussistere? (p. 147) – 5.3. L’io sopravvenuto (p. 160)
6. La messa a punto della “riduzione dell’io” ne Il cuore zoppo di Alfredo Giuliani